
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum
"Stiamo attraversando un momento
particolare. Per noi che viviamo di calcio, trovarsi in questa situazione è
davvero difficile. Non si può scherzare e qui c′è gente che non può rischiare
di perdere un contratto di lavoro”. Parole chiare, dirette, un grido di dolore,
allo stesso tempo un appello a fare qualcosa firmato da Federico Celli, difensore centrale e punto di forza dell’ASD Gaeta 2010.
Un toccare con mano la realtà di
quanti nel calcio, quello dei dilettanti, la parte più numerosa ma la meno
tutelata, che vive una stagione fatta di tante preoccupazioni e poche o nessuna
certezza.
Avrebbero meritato ben altro
trattamento. Invece sono stati maldestramente gestiti (come del resto l’Italia
intera)da chi, prima di ogni altro, avrebbe dovuto invece tutelarli, prendersi
cura di loro, metterli a riparo dai rischi (sportivi s’intende) legati alla
pandemia.
Il fallimento di questa
ripartenza si poteva e si doveva evitare. Sarebbe stato sufficiente esercitare
la dovuta cautela e gestire nei tempi e nella forma in maniera totalmente
diversa dal solito la programmazione di una stagione che, stando agli
indicatori e all’appello inascoltato di pochi ricercatori scientifici, si
sapeva sarebbe stata a forte rischio, imprevedibile nello sviluppo, inevitabilmente
anomala.
Invece si è andati avanti secondo
lo stesso copione, incuranti delle tante spie rosse che numeri preoccupanti
alla mano si accendevano, gestendo organici e calendari come se nulla fosse,
ovvero all’insegna di una apparente ma assolutamente falsa normalità.
I risultati di cotanta cecità sono
oggi sotto gli occhi di tutti. A pagarne le spese, purtroppo, sono i Federico
Celli della situazione. Che non sono pochi, tutt’altro, e si comprende bene tutta
la loro ansia sul futuro che li attende, la paura di "perdere un contratto di
lavoro” con tutte le conseguenze annesse e connesse.
Il nostro timore lo abbiamo già esternato recentemente, vale a dire chela lezione non sia servita e che si rifacciano gli stessi errori commessi nel recente passato. Pertanto nel momento in cui si apre uno spiraglio e si ricomincia a parlare di ripartenza, per portare a termine la stagione e limitare i danni della pandemia sul calcio che soffre, ancora una volta rilanciamo il nostro invito alla prudenza, a gestire la pratica campionati utilizzando formule nuove e condivise, elastiche nella forma e nella tempistica.
Uno schema inedito che tenga nella dovuta considerazione i rischi di una terza
raffica di contagi tra gennaio e febbraio (come ci dicono gli esperti), senza
intestardirsi su formule collaudate nel tempo ma inadeguate alla temperie che
viviamo. Azioni a nostro modo in grado di garantire un risultato sportivo nel
contesto pandemico che attraversiamo.
L’attualità è l’eccezionalità. Per
contrastarla adeguatamente servirebbero scelte coraggiose e straordinarie. Non
senza, sia chiaro, l’adozione di un protocollo diverso in grado di limitare gli
effetti da coronavirus, favorendone lo scorrimento dei calendari, e allo stesso
tempo capace di restituire serietà al campionato, ostacolando l’operato di chi opera
nel segno del detto "fatta la legge trovato l’inganno”.
Errare humanum
est, perseverare autem diabolicum.
APM